La dottoressa Giulia Franco, psicologa e psicoterapeuta, collabora con la nostra associazione e si occupa in particolare dei progetti dedicati ai cosiddetti “siblings” ossia fratelli di bambini, ragazzi e adulti con disabilità con il progetto “Ma cos’ha mio fratello?” e dei loro genitori con “Coccole a cena”.

La dottoressa Giulia Franco, autrice del libro “Il guanto di mio fratello”, è sua volta sibling in quanto sorella di Giacomo. Sotto riportiamo alcuni suoi pensieri pubblicati nel blog “Invece Concita”

“Gli volevo già bene. Così ho pensato quando ho preso in mano questa foto, dopo trent’anni. Ero nel giardino dei nonni. Le ricordo le sue scarpe ortopediche marroni, i viaggi alle visite fisiatriche per la preparazione dei tutori. Bisognava rifarli tutte le volte, puntualmente c’era qualcosa che gli gonfiava i piedi. A quei tempi, per Giacomo, non c’era solo una dottoressa ma tanti specialisti, tutti diversi, tutti per lui, tutti per capire: perché?”.

“In mezzo a chi si chiedeva perché, c’ero anche io, una piccola sorella, circondata da un mondo di ospedali, che pensava fosse quello di tutti. Ero la classica brava bambina, quella che andava bene a scuola, che non voleva creare problemi a genitori che di pensieri ne avevano già abbastanza. Anni di domande tormentate per capire il motivo di tutto questo trambusto. Mi intrufolavo alle sedute di fisioterapia, mi recavo dalle maestre di sostegno per controllare che lo accudissero e poi c’ero sempre con la mamma alle visite con quella neuropediatra, l’unica, che le ricordava: ‘Signora, mi raccomando, c’è anche l’altra figlia’”.

“In teoria, una sorella minore, in pratica, una sorella maggiore per tutta l’infanzia alle prese con la disabilità grave di un fratello. A quel tempo, quando la mia vita con lui era quotidiana, non avrei mai potuto sopportare l’idea di non essergli sempre accanto. Così, di notte, andavo a controllare se stava bene, se respirava e se mi regalava uno dei suoi sguardi e dei suoi sorrisi”.

“Ah quei sorrisi… non ne ho visti altri così nella vita: spontanei, unici, pieni d’amore. Succede che si diventa grandi e che io, come lui, devo fare la mia vita. Non sarà più come prima. Solo che la sua sarà per sempre diversa dalla mia. Io piena di opportunità e lui, con quale futuro? E così dopo anni di ‘perché’ arrivano gli anni di ‘e adesso’?”.

“Questa volta non è la scelta delle scarpe ortopediche che non gli devono fare male o della terapia giusta o della scuola più adatta. Qui si parla di futuro, il suo, il nostro, il loro, il mio. Tante lacrime, illusioni, cambiamenti, ripensamenti, speranze, difficoltà, unione. Poi, la separazione. Obbligata. La sua condizione si aggrava, le energie di accudimento diminuiscono, a causa dell’età e l’unica possibilità è quella di fidarsi di qualcuno e affidarsi. Non vivere più la quotidianità mi ha creato un grande senso di vuoto. Mi sono sorpresa quando il tempo mi ha fatto capire che il legame con lui è indissolubile, indipendente dalle volte in cui siamo insieme, è oltre, è in tutto quello che sono e che faccio”.

“Ho sempre avuto curiosità per le persone. Le fisso. Le fisso nel profondo. Amo conoscere, leggere incontrare, aiutare, soprattutto i bambini. Non mi basta, il mio dolore si vuole trasformare in una risorsa per gli altri. Faccio dei miei vissuti un mestiere di aiuto. E’ un lungo percorso, non solo accademico, divento psicoterapeuta. Inizio a dedicarmi a tanti fratelli e sorelle. Scrivo un libro per loro, per i bambini e per i loro genitori, per condividere, per stare insieme, per non sentirci soli. No, non si guarisce, ma si può vivere accanto trovando un proprio senso, arricchendo di significato e profondità la propria vita. Perché Giacomo, fa parte di me”.

Grazie alla dottoressa Giulia Franco per questa testimonianza preziosa.

Nelle prossime settimane torneremo a raccontarvi di lei.

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